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Entriamo nel recinto esterno attraverso un ponte: le sue arcate
in mattoni sono state costruite da "mastri tarantini" (specialisti che si
facevano pagare profumatamente, diceva mio nonno!) attorno al 1913. Camminiamo
su un terrapieno: a sinistra c’è la Cittadella; a destra il fossato
(l’urt abbasc), una torre, il secondo ponte (una volta, ponte levatoio)
ed il portale di Federico.
( La "posizione" dell’ingresso principale ( Sappiamo che un accorgimento difensivo importante, sfruttato da sempre nelle fortificazioni, erano le cosiddette "porte sinistre" (porta nelle mura ciclopiche di Tirinto; "porte Scee" a Troia: s k a iós = sinistra, posto a sinistra). Gli assalitori dovevano passare sotto le mura, per un tratto quanto più lungo possibile, camminando da destra a sinistra in senso orario: con gli scudi portati al braccio sinistro, venivano a trovarsi con la testa ed il fianco destro scoperti, per cui potevano essere colpiti agevolmente dai difensori (frecce e sassi). Lo stesso Federico ha sfruttato di regola questa tecnica costruttiva: un esempio che ripete perfettamente questa tipologia si trova al Castello di Lucera. Ci troviamo sul terrapieno che porta al ponte levatoio. Questo terrapieno 1, compreso tra il muro esterno del fossato e la cittadella, è stato costruito certamente dopo Federico; ma, se scendiamo qualche gradino della scala che porta nella cittadella troviamo nel muro due archi (murati). Il livello e l’inclinazione di questi archi dimostrano che il terrapieno attuale ha inglobato una struttura preesistente. Entriamo nel castello.
La gradinata sale, si stringe ad imbuto, gira a gomito sulla prima rampa, si allarga di nuovo. Dritto davanti a noi, dietro un gradino piuttosto alto, uno stanzone nel quale ci fermiamo un momento. Ci sono diverse particolarità da osservare. A sinistra: appena entrati una cisterna nella quale c’è acqua anche nei periodi di maggior siccità; poi una "vasca", bassa, larga e lunga; davanti, la prima torre; a destra, prima i resti di alcuni "forni", poi, una specie di ballatoio (ricavato tra due muri portanti) che si apre con un ampio finestrone sulla prima rampa delle scale d’accesso (subito dopo il ponte levatoio). Ho richiamato la vostra attenzione sulla disposizione delle prime due rampe di scale e su questo stanzone (i buch a duj a duj), perché queste strutture ripetono uno schema costruttivo adottato in molti castelli dell’epoca. Assalitori che fossero riusciti a superare il ponte levatoio avrebbero trovato una strada in salita; una strettoia che avrebbe ristretto il fronte d’attacco a pochissimi uomini; un "ritorno a gomito stretto" della strada, per cui gli attaccanti per convergere si sarebbero ostacolati a vicenda ; un dislivello "ad altezza d’uomo" a favore dei difensori; un finestrone, soprastante il primo tratto di strada dopo il ponte levatoio, da cui gli attaccati avrebbero potuto rovesciare acqua e olio bollenti sugli assalitori. In sintesi si ripete l’accorgimento difensivo delle "porte a sinistra", visto prima del portale d’accesso. Un bell’esempio di queste difese passive (cui forse si sono "ispirati" gli architetti di Federico) si trova al Castello dei Cavalieri, a Krak in Giordania, costruito circa un secolo prima del nostro. Lì, il primo tratto di strada dopo il ponte levatoio è "soffittato" con "aperture" (termine tecnico = caditoie) per rovesciare l’acqua e l’olio bollenti sugli assalitori. Il castello di Krak, attaccato per anni dai turchi, non è mai stato preso con la forza (alla fine fu conquistato con l’inganno).
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