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Pianta del Castello
Pianta del Castello
  Il Castello di Federico - 1/4 Indietro Avanti

Oggi ci proponiamo di studiare il castello di Federico II.

Preciso subito che non ho elementi nuovi che mi consentano una revisione critica della questione della esistenza, a Rocca, di una primitiva fortificazione normanna. Considerando che, se anche ci fosse stata, la fortificazione normanna sarebbe stata inglobata nella sveva tanto organicamente da non poterne essere più scorporata, possiamo attribuire tranquillamente il primo vero e proprio castello a Federico II.

Ignorando gli ampliamenti angioini ed aragonesi, su una pianta attuale del castello e su un particolare di mappa del Paese, vediamo come si presentava, secondo me, la fortezza sveva.

L’accesso al castello (e al Paese) (fotografia) doveva seguire l’andamento del terreno: venendo da "Tre Vie" (n’tra vij) si arrivava al Murorotto. L’attuale "Via Castello Aragona" (evidentemente "tagliata" sul costone del rilievo su cui corre il muro esterno del fossato attuale) passava un po' più a valle, fiancheggiando l’attuale Via Federico Svevo; dopo una trentina di passi si biforcava: a sinistra si entrava in Paese; andando diritto, salendo, si andava al castello. Che la strada d’accesso al castello e al paese passasse proprio di là è dimostrato dalle feritoie (ancora presenti, anche se adattate a finestre), che nei muri dei magazzini dell’attuale "Via Federico Svevo" si aprono verso l’interno dei locali (non sulla strada) e dal grosso muro perpendicolare alla strada (rinvenuto, ad un metro e mezzo circa sotto l’attuale via F: Svevo, durante la costruzione della fognatura comunale), che si continua con il muro interno di Palazzo Giannattasio (nel quale muro, nello "stanzino" del piano Zass, ci sono alcuni gradini di una scaletta in tutto simile a quelle che nel castello portano sugli spalti).

Per il castello non c’erano le curve della via attuale; la strada, costeggiando la collinetta in cui è stato scavato il serbatoio del vecchio acquedotto, saliva al terrapieno (di cui vi ho fatto notare gli archi attualmente murati). Seguiva un ponteggio in legno che si appoggiava al battiponte, pilastro in muratura che si ergeva nel fossato e che si riconosce ancora perfettamente (ci sono anche i buchi d’anta rotondi, caratteristici di Federico); dal battiponte al portale d’accesso, c’era il ponte levatoio.

Il perimetro del castello di Federico emerge abbastanza chiaramente se, come ho già indicato nella prima visita, nella pianta del castello attuale eliminiamo le parti aggiunte dagli Angioini e dagli Aragonesi.

Per "vedere" cosa ci fosse dentro le mura dobbiamo "rivisitare" alcune parti del castello attuale. Cominciamo col riesaminare dall’esterno i lati sud e sud-ovest delle mura di cinta. Partendo dal portale d’accesso, passiamo per la loggia tunn e arriviamo fin quasi alla torre a scarpa. I merli, le feritoie e il primo coronamento della torre sono strutture sicuramente sveve, indicano con precisione l’altezza degli spalti federiciani. Vediamo anche la "finestra dell’assedio del 1296". Notiamo che quest’apertura:

  • è delimitata da càrpano (il nome tecnico è carpàro: pietra pregiata importata dal leccese, che a Rocca chiamano càrpano o pietra leccese);

  • ha le dimensioni di una porta;

  • è a livello molto inferiore a quello degli spalti;

  • è molto bassa (tre metri, circa) rispetto al livello della costa sottostante;

  • è, grosso modo, allo stesso livello del piano di camminata del portale d’accesso.

Considerando la posizione e la dimensione della finestra e tenendo conto che abitualmente gli spalti erano alti tre o quattro metri anche dal lato interno, credo si debba pensare che, ai tempi di Federico, il piano di camminata interno dovesse essere parecchio più basso di quello attuale. Per ricercare elementi costruttivi certamente attribuibili allo Svevo torniamo a rivisitare l'interno del castello.
 
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