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Dialetto di Rocca Imperiale (CS)
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  Fonetica >>> Vocalismo tonico

| Trascrizione fonetica | Vocalismo tonico | Vocali atone | Accidenti generali | Consonantismo |

A di origine breve o lunga volge in "ä" , specialmente in sillaba aperta: CASA, "cäs’" (casa) – PANE, "pän’" (pane). Nei nessi ALT-ALD la "l" è diventata "v" 4 , dopo essere stata già ai tempi dei romani "u" : CAL(I)DUS, "cav’d’" (caldo); ALTUS, "gav’t’" (alto). Le nasali "n", "m" seguenti aumentano la quantità della tonica: CANTUS, "cänt’" (canto). Čiräs’ (ciliegio – a) è neoformazione dal greco κέρασος poiché il latino aveva CERESUS e CERESEUS. "Kjuv’" (chiodo) risulta da commistione e per influsso di "chiudere" (CLAUDERE) da CLAVUS. CRAS fa "craj" (domani), BISCRAS è "piscraj" (poidomani).

E di quantità lunga resta "e": MENSIS, "més’" (mese), META, "mét’" (mucchio, bica).

E di quantità breve volge in "i": LECTUS, "ĺitt’" (letto) – PENSILE, "pis ĺ’" (soffice), ma soffre rare eccezioni. Nei nessi consonantici di L + Vocale la E volge in "i": BLETA, "jit’" (bieta) – PLENU, "kjin’" (pieno). "Je", da EST, si ha per effetto dell’aspirazione. "Ajir", da HERI (ieri), è invece derivata catalana di ahir. DIE TERTIA, fa "diterz’" e "aditerz’" (avantieri). "Virn’" da HIBERNA ha subito aferesi.

I breve o lunga è rimasta "i", mentre l’equivalente italiana di "i" è diventata "e": SUBTILIS, "suttil’" (sottile); STIPAT, "stip’d’" (verbo: egli conserva; egli stiva); LIGAT, "ĺiġ’d’" (verbo: egli lega); PISU "pis’" (peso); MINTHA fa "ment’" (menta), per analogia di "mente". ‘Mentre’, che deriverebbe da DUM INTERIM 5 , ha qui "ntramént" (INTRA MENTE?). Quale delle due forme è originaria? Come pure "dito", la cui evoluzione da DIGITU è incerta, ha "diğ’t’" in Tursi, "rič’t’" in Rotondella e "dijt’", come intermedia, qui a Rocca. MAGISTER "maĝestr’" (maestro), sarà per evitare l’iato e per influsso di STR, se non si tratta di parola dotta. BALISTRA fa "vaĺistr’" e "vaĺéstr’" (balestra), ma la seconda forma è dottrinale.

O lungo viene reso da "o" : TITIONE "tizzòn’" (tizzone); PIPIONE "piččòn’" (piccione). Invece O breve volge in "u": LOCU "ĺuk’" (luogo); FOCU "fuk’" (fuoco);  GROSSU "gruss’" (grosso); COR "kòr’", plurale "kur’" (cuore, cuori); FORTE "fort’" (forte; ma anche piccante) e qualche altro sostantivo in "o" da O breve sono dotti o semidotti. Per influsso della N seguente o dei nessi consonantici precedenti O breve resta "o": PONTE "pont’" (ponte); MONTE "mont’" (monte); FONTE "font’" (fonte) e PLOVET "kjov’d’" (piove); PROBAT "prov’d’" (egli prova).

U resta "u" nelle due quantità, mentre l’italiano ha "o" per "u": BRUTU "brutt’" (brutto); LUNAE DIES "ĺun’dij" (lunedì); LUR(I)DU "ĺurd’" (lordo, sporco); FU(I)STI "fust’" (fosti); IUNIUS "ğuñ" (giugno); PULLITRO "pillitr’" (puledro) ha "i" per la pronunzia stretta della "u"; la C di FUNCU "funğ" palatizza.

Y L’esito di questa vocale derivante da alcune parole greche (ύ) è incerto. Hanno "u" βύρσα "vurs’" (borsa), έρπυλλον "irpull’"(serpillo), κρύπτα "grutt’" (grotta); "i" le parole dotte: κυλος "kiĺ’" (chilo), λυρα "ĺir" (lira); tralignamento in "a" si nota in βόμβας "vammač’" (bambagia) che può derivare dal più tardo βομβάκιον.

AE ha lo stesso trattamento di "ĕ", che volge in ‘i’: CAELU "čiĺ’" (cielo); SAEPES "sip’" (siepe); FAENU "fin’" (fieno). SAECULU "secuĺ’" (secolo) e CAESA "čes’" (cicatrice) sono sopraffazione dell’italiano, anche dotta.

AU volge in "o" come in italiano: AURU "ġor’" (oro); PAUCU "pok’" (poco); qualche volta prende l’aspirazione intervocalica, quando non vi è metatesi (inversione nell’ordine di successione dei suoni di una parola): TESAURU "trisor’" (tesoro); ma resta in TAURU "taur’" (toro), LAURU "ĺàgur’" (alloro). AU + M diviene "aĺ": SAUMA "saĺm" (soma).

OE corrisponde ad "e" in POENA "pen’" (pena), ma FOEMINA fa "fimm’n’" (femmina), perché la grafia esatta era FEMINA.

EU s’incontra solo nelle semidotte e resta quale è: REUMA "reum’" (reuma).

AI riappare nel perfetto indicativo singolare dei verbi in "a" alla prima persona: CLAMA(V)I "kjamaj’" (io chiamai) e resta per dileguo della G: FARRA(G)INE "furrajn’" (orzo ed avena che si seminano insieme e si mietono verdi per pasturare le bestie) e, in metatesi, "furrania".

OA cambia in "UA": COAGULARE = QUAGULARE "quaĝĝjà" (coagulare).

 

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