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LA STANZA DEL MISTERO (Un mistero da scoprire)
Dr. Domenico Fiore - Via Federico Svevo, 1 - Rocca Imperiale
(Scritto a metà dicembre 1997)
Siamo nel locale conosciuto come "il cisternone".
Ho detto, durante la prima visita, che questo era l'unico locale interdetto
a noi ragazzi: ho aggiunto che dentro non ci ho mai visto acqua e che
le pareti non sono intonacate, come nelle altre cisterne, ma costituite
da una pietra molto simile a quella del portale di Federico. Io, da piccolo,
credo di esserci sceso dentro un paio di volte per raccogliere un pallone,
ma non avevo fatto caso all'ambiente circostante (avevo anche paura: facevo
una cosa proibita e pericolosa). Ho ritenuto necessario saperne di più:
ci sono tornato. Una scala di quattro metri non toccava il fondo. È
stato necessario procurarne una da cinque metri, che è bastata
appena: toccato il fondo, è rimasta fuori del locale interrato
solo per una diecina di centimetri. Cautamente, mi sono calato giù.
Ho provato una delle più forti emozioni della mia vita intellettuale.
Il pavimento attuale è costituito da pietre di riporto; non c'è
la vegetazione erbacea che si trova in tutti gli altri locali del castello;
non c'è muschio; non ci sono tracce di insetti o altri animali.
Non c'è traccia di acqua (il 09 dicembre 1997, giorno dell'esplorazione,
a Rocca aveva piovuto fino al giorno precedente e, abbondantemente, da
oltre un mese e mezzo). Le pareti, perfettamente asciutte, sono in pietra
leccese (carparo, in italiano; càrpano, in rocchese) tagliata in
blocchi di 30 x 50 (occhio e croce) e inseriti ad incastro (non sono cementati).
Il soffitto mi ha lasciato senza fiato: una splendida volta a tutto sesto,
lavorata ad incastro, descrive con le pareti a mare e a monte un arco
di cerchio perfetto. L'apertura dalla quale sono entrato è al centro
della volta stessa; ha i bordi regolari, come fosse stata creata rimuovendo
alcuni blocchi di pietra per uno scopo preciso. L'aria che si respira
è asciutta, pulita, non ha odori: non ci si accorge di essere a
molti metri sotto il piano di campagna. Sento di essere in un locale che
ha visto i costruttori del primissimo castello e questa situazione mi
riporta in quella dimensione senza confini di spazio e di tempo che mi
"sublimava" in certi momenti, quando da ragazzo, stando nella
loggia tunn (una struttura sicuramente di Federico), mi confondevo col
cielo e con l'infinito. Un lievissimo alito di vento (il Grande Spirito
del Castello che si risveglia ?) mi richiama alla realtà. Superata
l'emozione iniziale, prendo le prime misure e mi guardo attorno in cerca
di elementi che mi dicano in che ambiente mi trovo. La stanza è
lunga cinque metri, in direzione monte-mare; larga tre metri; alta, al
culmine della volta, poco meno di cinque metri. Non ci sono porte o finestre.
I blocchi di pietra, perfettamente levigati e squadrati, sono apposti
in modo da far intravedere appena le intercapedini. Il passaggio dalla
volta al verticale delle pareti laterali maggiori è impercettibile;
è netto, quasi "disegnato" , al passaggio dalla volta
alle pareti verticali dei lati minori. Istintivamente sfioro con la mano,
qua e là, le pareti: sembrano vive. Poi noto che una sequenza regolare
di "tappi" interrompe l'ordito perfetto delle pareti di càrpano.
Ognuno di questi tappi ha le dimensioni di un blocco di pietra; è
costituito da 3-5 mattoni, cementati in modo da sporgere appena sul piano
della parete; ha la "facciata" deliberatamente non rifinita.
Di questi tappi, regolarmente distanziati l'uno dall'altro, ce ne sono
tre per fila sulle pareti dei lati maggiori; due per fila sulle pareti
corte. Partendo dall'alto a circa un metro dall'inizio della curvatura
di volta, ci sono tre file orizzontali sovrapposte (un pò sfasate,
in senso verticale) di questi tappi; ogni fila è più bassa
della precedente di circa un metro, cosicchè, la fila inferiore
si trova di poco sopra il pavimento attuale. Questi artefatti, che ho
chiamato tappi per non attribuire loro una funzione che non conosco, in
totale sono trenta.
A livello del pavimento attuale (costituito da pietre di riporto), dal
lato monte e per circa un metro e mezzo dai lati lunghi, le pareti di
càrpano sono rivestite da una fila di mattoni (sembrano gli stessi
mattoni che si trovano nei tappi delle pareti), disposti nel senso della
loro maggior lunghezza. Questo rivestimento in mattoni si "perde"
nelle pietre che coprono il pavimento; tende a sfinire, avanzando sui
lati lunghi; è l'unica componente del locale che pare umida. Cerco
qualche segno che mi orienti sulla destinazione originaria di questo locale.
Niente: nessuna scritta, nessuna sigla, nessun motivo ornamentale, nessun
particolare indicativo di funzione. Mi pongo molte domande: perchè
questa è l'unica stanza del castello interamente costruita in pietra
pregiata, perchè ha questa forma (soffitto a volta) e queste dimensioni?;
i trenta "fori" nelle pareti c'erano alla origine o sono stati
fatti e tappati in un secondo tempo?; se c'erano all'origine, a cosa servivano?;
questi fori sono tappati tutti allo stesso modo (direi: dalla stessa mano),
sono stati chiusi tutti in pochi giorni o addirittura lo stesso giorno?;
perchè questi "fori" sono stati tappati se i locali adiacenti
erano già interrati, cioè chiusi ed inaccessibili?; se il
pavimento originario è più basso di quello attuale, la parte
di stanza sottostante com'è fatta?; nelle pareti visibili non ci
sono porte: da dove sono usciti gli operai che hanno tappato i fori?,
c'era un'apertura preesistente nella volta (magari allargatasi successivamente)
o ci sono passaggi nella parte di locale che oggi è riempito di
pietre?; i mattoni che coprono la frazione inferiore della parete a monte
e parte delle pareti laterali sono un rivestimento (cioè, dietro
c'è una parete di càrpano) o chiudono un passaggio verso
aree interne (altre stanze o cortile)?; la stanza in cui mi trovo è
parte di un complesso (ci sono locali adiacenti) o è un edificio
isolato, all'origine emergente dentro le mura?
Nella letteratura a mia disposizione non ho trovato strutture architettoniche
alle quali, in qualche modo, si possa ricondurre il locale che ho scoperto
e che vi ho descritto. Un vago indizio potrebbe essere una certa "somiglianza"
con l'architettura di Castel del Monte (di cui sono note le implicazioni
matematiche, astrologiche e cosmogoniche volute da Federico e teorizzate
nel cosiddetto Analemma di Vitruvio). I trenta fori sono distribuiti con
regolarità su tutte le pareti della stanza e ce ne poteva essere
uno anche al centro della volta (al posto del buco dal quale sono entrato).
Questi fori, se ci fossero stati fin dall'inizio e se il locale emergeva
fuori terra, avrebbero consentito di esplorare cielo e terra a tutte le
altezze e da tutti i lati: il locale sarebbe stato un perfetto "osservatorio"
militare, astronomico o astrologico.
A questo punto dobbiamo chederci:
- quali erano collocazione e "funzione" di questa stanza
nel castello di Federico?
- questa stanza, all'origine, era il "soffitto a botte "
della Sala del Trono o della Sala Consiliare o della Cappella del castello
di Federico?
- nel castello, sono in càrpano anche altri locali oggi interrati?
- considerando che i "fori" sono stati chiusi dall'esterno
e che nel materiale usato per tapparli ci sono mattoni che sembrano
di manifattura recente, sono stati gli operai dei Crivelli (nel '700)
a chiuderli? : perché l'hanno fatto?
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